Perché si dice: “Acqua alle corde”?
Oggi vi spiegheremo perché si dice: “Acqua alle corde“, un detto magari meno noto ma che fa parte del parlato quotidiano. Pronti? Via!
L’espressione “Acqua alle corde” risale al 1586 quando, per ordine di papa Sisto V, l’architetto Domenico Fontana doveva innalzare sull’apposito piedistallo l’obelisco che oggi si ammira al centro di piazza San Pietro a Roma.
Era un’operazione che richiedeva la massima concentrazione e rigoroso silenzio e quindi, per evitare confusione, il papa aveva emanato un editto che vietava a chiunque non fosse addetto ai lavori di entrare nel recinto o semplicemente di parlare. Già vi erano 140 cavalli e 800 uomini impiegati che creavano non poco frastuono. I trasgressori sarebbero stati impiccati e, per l’occasione, era già stato eretto il patibolo.
Secondo la tradizione, un certo marinaio Benedetto Bresca si accorse a un certo punto che le corde che reggevano il monolito tendevano ad allungarsi, a causa dell’eccessivo peso, e quindi si sarebbero rotte, provocando la distruzione dell’obelisco.
Lo stesso Bresca, quindi, incurante dell’editto papale, si mise a gridare: “Acqua alle corde!“. Da buon marinaio, sapeva che la canapa, bagnata, si restringe e si accorcia. L’architetto, per fortuna, dette immediatamente l’ordine di bagnare tutte le corde e così si evitò il peggio.
Proprio per questo, invece di essere impiccato, il Bresca ricevette, insieme agli elogi papali, anche consistenti privilegi, tra cui una florida pensione mensile, anche per i discendenti, il titolo di capitano del primo reggimento di linea pontificio, con l’autorizzazione a portarne la divisa e a innalzare la bandiera pontificia sul suo bastimento.