Ricordando… l’inaugurazione della Statua della Libertà
La Statua della Libertà è il simbolo di New York e di tutti gli Stati Uniti, inaugurata dal presidente Cleveland il 28 ottobre 1886.
La Statua della Libertà è opera del francese Frédéric Auguste Bartholdi, donata dalla Francia agli Stati Uniti nel 1883. Completata infine nel 1885 e inaugurata l’anno successivo. Gli interni, tuttavia, sono “firmati” da Gustave Eiffel, esattamente quello della celebre torre.
Il nome corretto di questo monumento è “Liberty enlightening the world”, ovvero la libertà che illumina il mondo, dando così senso a quella grande torcia che stringe nella mano del braccio alzato. Nell’altro, invece, stringe una tavola con la data del giorno dell’Indipendenza, mentre ai piedi ha catene spezzate. La corona sulla testa, altra simbologia, con le sue sette punte rappresenta i setti mari e i sette continenti.
Svetta all’entrata del porto sul fiume Hudson, sulla rocciosa Liberty Island. Costituita da un’armatura di acciaio rivestita da 300 fogli di rame sagomati e rivettati insieme, poggia su un basamento granitico di provenienza sarda. È alta 93 metri ed è visibile fino a 40 chilometri di distanza.
Durante le celebrazioni per l’inaugurazione, si formò spontaneamente la prima ticker-tape parade, evento divenuto tipico della cultura statunitense e legato particolarmente alla città di New York. Nel 1924 la statua divenne monumento nazionale insieme all’isola sulla quale è posta. Sul piedistallo vi è inciso un sonetto intitolato The New Colossus, scritto dalla poetessa statunitense Emma Lazarus al fine di raccogliere fondi per la costruzione della Statua:
“Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste a me, e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata“.
Il nostro parere
Quando vi si entra, un po’ per l’imponenza, un po’ per l’oceano davanti, un po’ per i grattacieli che si alzano verso il mondo ci si sente “piccoli”. Ma è anche l’esempio lampante per rendersi conto che, se mettiamo da parte gli egoismi e uniamo tutte le nostre forze, siamo capaci di cose straordinarie.