Amarcord

Ricordando… il World Emoji Day

Il 17 luglio si celebrerà la giornata mondiale delle emoji, il linguaggio universale in grado di esprime pensieri ed emozioni senza utilizzare le parole.

Si tratta di una giornata istituita nel 2014, scelta perché è la data che compariva sull’emoji che raffigura il calendario. La consacrazione arriva nel 2016 con l’ingresso al MoMa. A questo punto, il mondo prende definitivamente coscienza degli emoji, ma conosciamone insieme le loro origini.

Il termine “emoji” deriva dal giapponese, e vuol dire letteralmente “pittrogramma”, ossia un disegno o un simbolo stilizzato. La prima “faccina” è stata creata tra il 1998 e il 1999 da Shigetaka Kurita e ben presto si diffuse anche in Occidente: inserite nel sistema di codifica Unicode, nel 2011 le emoji sono state incorporate dalle Apple nel sistema operativo iOS e successivamente in altri, tra cui Android.

Nate per esprimere sensazioni e stati d’animo, oggi le emoji traducono in simboli tutti i diversi aspetti della nostra quotidianità. Hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare a tal punto che il prestigioso Oxford Dictionary ha eletto nel 2015 la faccina che piange dal ridere “parola dell’anno”.

In base ai dati forniti da Facebook e Messenger, ci sono più di 2.800 emoji e quasi tutte (2.300) sono utilizzate quotidianamente sul primo social network. Nello specifico, ogni giorno nei post di Facebook ne sono usate più di 700 milioni mentre sono oltre 900 milioni le faccine che vengono inviate ogni giorno senza testo su Messenger. Il giorno in cui “si abbonda” nell’inoltrare emoji è Capodanno.

Non tutti però le utilizzano: secondo alcuni, infatti, l’utilizzo massiccio delle emoji porta ad una riduzione delle parole scritte e, dunque, ad un impoverimento del livello linguistico. Si dovrà raggiungere un limite anche in questo prima che l’immagine possa sostituire la parola scritta? Ai posteri l’ardua sentenza.

E voi, cari lettori, siete pro o contro l’uso delle emoji? Qual è la vostra preferita? Ditecelo nei commenti.

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